La teoria pedagogica del Fröbel (1782/1852) si basava sul fatto che educazione, istruzione e insegnamento hanno lo scopo di elevare l’uomo alla consapevolezza della sua unione con il “Tutto” e alla consapevolezza della presenza del divino nella natura.
Egli semplificò l’educazione con una metafora: “il bambino è come una pianta, ha tutto in sé, ha un programma di sviluppo già presente fin dalla nascita, dobbiamo solo coltivarlo con cura perché possa crescere e svilupparsi.
Il concetto di benessere secondo Fröbel è inteso come crescita naturale rispettando il fanciullo nella sua forma di vita e riguarda principalmente la mentalità dell’individuo con il suo stile di vita che va acquisito e continuamente difeso. Fin dall’infanzia è importante apprendere un modo di interpretare, di percepire e di concepire la realtà che conduca all’equilibrio psicofisico e alla realizzazione di sé.
La natura è senz’altro un mezzo molto efficace per raggiungere tale stato e così realizzò il “giardino d’infanzia” (Kindergarten). Egli con il termine giardino voleva proprio alludere alla natura e alle cure del giardiniere (la maestra) che favorisce la crescita spontanea delle pianticelle, le asseconda e le ordina. Il compito dell’educatore, quindi, è quello di fare solamente da mediatore fra l’allievo e la natura, aiutandolo a scoprire la propria legge interiore, il proprio maestro interiore.
L’ambiente dovrà essere sereno, con mobilio su misura, con giocattoli, con pareti illustrate e dove poter apporre dei piccoli lavori svolti, dotato di un luogo esterno (giardino), diviso in due parti: una per il lavoro comune, un’altra divisa in appezzamenti individuali dove ciascun fanciullo possa essere impegnato a coltivare le proprie piantine e la maestra lo stimola, lo aiuta, lo sorveglia.
La scuola-giardino diventerà, non solo il luogo dove i genitori lasciano i bambini perché impegnati nel lavoro, ma anche un luogo dove essi troveranno gli elementi necessari per sviluppare la sua istruzione acquisendo delle facoltà osservatrici importanti.
Inoltre secondo Fröbel l’attività ludica manifesta, oltre che l’espressione creativa, anche il primo “fare effettivo” e produttivo del bambino in cui egli percepisce l’unità del mondo e la sua realtà. Questo è un periodo essenziale giacché caratterizzato dall’espressione all’esterno dell’interiorità del piccolo. Ecco che viene sottolineato il valore pedagogico del gioco nell’infanzia perché diventa come il lavoro per l’adulto.
I materiali didattici, di conseguenza, si trasformano in elementi da manipolare e trasformare, perciò stimolano la relazione tra sé e l’ambiente, l’attenzione, l’equilibrio psicomotorio, l’intuizione degli aspetti quantitativi e qualitativi della realtà.
A mio avviso è importante mettere in evidenza l’originalità di questo pedagogo, cioè di concepire il gioco come un lavoro nel mondo dell’infanzia, perché i suoi bambini sono parte integrante della società, ecco il perché dell’esigenza di iniziare al meglio il problematico percorso della vita.
I “giardini si diffonderanno negli Stati Uniti e in tutto il mondo occidentale, così l’attenzione al gioco, ai materiali didattici e alla spontaneità espressiva dell’infanzia diverranno uno dei temi dominanti della pedagogia del nostro secolo.
Giulia Zeroni
Consulente del Ben*Essere su misura – giornalista pubblicista
(articolo pubblicato sul quotidiano “Mondoliberonline.it”, non più attivo)